About Us

Chi siamo? Boh. Visionarie, probabilmente, gente a cui piace scrivere, buttare tutto alle spalle e infilarci in una storia, un piccolo universo perfetto creato su misura per noi. Senza pretese, senza troppi fronzoli. Solo scrittura.
giovedì 31 ottobre 2013
Le senti come ti rimbombano nel cervello, le campane, Dorys?
Ti scrivo oggi perchè così, finalmente, potrò andare via senza la paura angosciante di averti sulla coscienza.
Avevi quindici anni quando, assieme a tua madre, ti affidai alle cure di Sorella Campbell. Eri nel fiore degli anni e credevo che questo ti avrebbe solo migliorata.
Insomma, Dorys, saresti diventata un angelo perfetto! L'angelo perfetto della nostra famiglia!
Devi sapere, mio tesoro, che subito dopo averti lasciata al convento andammo a festeggiare a casa del cugino Roth.
Da allora andavo a raccontare, fiero, della mia ragazza in clausura ed ero estremamente soddisfatto delle facce stupite e cariche di stima dei miei colleghi!
Ricordo che ad ogni chiamata, quella che potevi permetterti una volta al mese, la tua voce si spegneva sempre più. Quegli epiteti affettuosi che in verità adesso mi paiono molto forzati sono andati morendo col tempo.
Ma a me e tua madre non importava. Eravamo così fieri della nostra creatura in convento.

Dopo una ventina d'anni tua madre, come ben sai, s'ammalò di tumore.
Al chè pensai "ma com'è possibile?! Dorys sta pregando! Prega per noi, prega per la nostra famiglia!"
Quando tua madre morì tu non venisti al funerale. Io e i tuoi fratelli pensammo che la clausura ti forzava, ovviamente.
Eppure mi sembrava così surreale, così strano.
Dopo appena due mesi tuo fratello Charles venne investito mentre accompagnava il figlioletto a scuola. Persero entrambi la vita e ancora una volta tu non venisti al funerale. Le campane, quando suonavano, sembravano quasi più acute.

Erano già passati cinque anni da quei tristi episodi.
In quei cinque anni ci sentimmo appena tre volte e tu non sembravi più tu. Avevi una voce terribilmente diversa.
Un venerdì, poco prima della Pasqua, tua sorella Linda venne aggredita nella sua casa, durante una rapina.
Rimase in coma - e lo è ancora - mentre la sua bambina morì.

Al funerale mandasti un mazzetto di fiori...di quelli che si trovano nei giardini. Pensai che sicuramente devi averli colti nel giardino del convento e allora presi la cosa come un atto del cielo. In mezzo a tanto orrore, forse, lassù qualcuno mi benediva.
Le campane, però, erano diventate insopportabili.

Ero rimasto io, vecchio burbero senza più nè moglie nè figli, a parte te, Dorys.
Allora presi la decisione di venirti a trovare in convento.
In realtà mi sono sempre chiesto del perchè non venisti mai tu a trovarci.

Quando ti incontrai, nella mia testa, risuonarono campane a lutto.
Vidi una donna scialba, magra e spigolosa, con il viso scavato e l'espressione austera.
Non eri più tu, Dorys.

Ricordo che rimasi sconvolto dalla tua freddezza. Insomma! Ti avevo affidato al Signore per farti abbellire, per farti migliorare! E invece...invece eri palesemente svuotata di tutto.
Litigammo, o meglio, io mi scaldai tanto che la Madre Superiora fù costretta a mandarmi via.
Non volli più sentirti nè metter piede in quel convento. In verità non correvo neanche il rischio che ciò accadesse.

Ora, che anche io sono prossimo alla morte, mi accorgo di una cosa...
Negli ultimi tempi mi ero sempre più convinto che lassù non esistesse nessuno. A chi avevo dato mia figlia?!
Ci aveva procurato solo disgrazie!
Ora...però, che sto per morire anche io, mi accorgo...mi accorgo che Dio esiste, esiste davvero!

Dorys era una bambina scialba, buona ma insignificante. Io stravedevo per Charles e adoravo Linda. Ma Dorys...eri così...futile. Non eri brava a scuola, nè nelle faccende domestiche, non sapevi ricamare e neanche praticare uno sport. Te ne stavi tutto il tempo rintanata nella tua camera con quegli insulsi libri tra le mani e non calcolavi nessuno.
Allora trovai io il modo di darti splendore.
Quando ti annunciai che saresti stata chiusa in Clausura scappasti via e Charlie dovette venire a prenderti, ti riportò a casa tirandoti dai capelli.

Dorys, la prima figlia a morire sei stata tu.
Io ti ho uccisa.

Dio che è giusto, mi ha tolto tre volte quanto io ho tolto a te, lasciando me a vivere la mia miserevole vita e te, che ora come ora, penso di non conoscerti più. Chi è, Dorys?
Non ho mai dato al tempo la possibilità di parlare e ora...neanche tu vuoi raccontarmi la tua storia.

Allora voglio approfittarne io, per scriverti la mia, che è scialba e miserabile. L'esistenza di un vecchio che si conclude con lui che non ha nulla, se non un bicchiere di vino alla sera.

Sento ancora le campane, le sento sempre più spesso.
Le sento anche adesso, assordanti e insistenti come mai.
Volevo salvarmi, signore, ma l'agnello che ho immolato meritava più salvezza di me.

0 commenti:

Posta un commento